Mongolia, itinerari ai confini del nulla, Roberto Ive #recensionelibri #viaggi #mongolia #diariodiviaggio


 Mongolia, itinerari ai confini del nulla
di
Roberto Ive


       (disclaimer: ehi, sono solo le mie opinioni! Nulla contro l'autore od i suoi estimatori: se non sei d'accordo con me, intavola un dibattito educato e diamoci dentro con i punti di vista!) 



Per me l'ideale di vacanza è una settimana passata fra la spiaggia e le visite a città che non conosco, leggere, indossare bei vestiti e poi tanto, tanto Mojito. 
Perciò non vi sorprenderà se vi dico che la proposta di un viaggio avventuroso fra grandi spazi aperti coperti di neve e di nulla non lo vedrei di buon occhio.
Tuttavia, proprio come le mucche che mi piacciono molto finché le guardo da lontano, così i diari come quello scritto dal signor Ive li trovo entusiasmanti.

Poche pagine per racchiudere un anno, diviso in mesi pure sulla carta stampata. Poche parole ma utili, usate come pennelli per dipingere il quadro di ciò che ha visto, sentito, capito. I colori adoprati non sono quelli forti, il più delle volte usati per attirare l'attenzione raccontando avventure esagerate, no. Qui si usano tonalità sobrie e penso che questa decisione sia dovuta al fatto che il contenuto di ciò che intendeva parlare fosse già abbastanza vivo di per sé, senza il bisogno dell'aggiunta di volgari amplificazioni.

Di questo libro ho amato che fosse conciso riuscendo comunque a darti la sensazione di essere seduti lì con l'autore, sul sedile posteriore di una jeep persa nel biancore di una pianura senza fine, di sentire la preoccupazione salire insieme col buio, perché non ci sono punti di riferimento.
Potrei ricreare la situazione il prossimo inverno, potrei guidare di sera in un punto qualsiasi della Provincia di Mantova. 

Ma forse avrei più paura. 

Sia come sia, arrivata all'ultima pagina non mi sono detta: "Ok, per Natale vado a Ulan Bator (capitale della Mongolia, tranquilli: ho dovuto chiedere a Wikipedia di darmi una mano)", no. Però ho immaginato come sarebbe potuto essere.  Certo è un'esperienza troppo estrema per una persona come me. Se vivessi in un film succederebbe invece proprio questo: ad un certo punto la mia vita andrebbe a rotoli ed io partirei per la Mongolia con l'intento di dare una svolta alle mie giornate. 

Peccato che non son cosi, soffro anche di vertigini, per citare Pezzali, ed io la Mongolia non credo che la vedrò mai se non in fotografia: del resto non sarebbe pure una mancanza di rispetto verso quella Nazione ed i veri avventurieri, andarci solo per reagire ad una crisi personale? Non sarebbe sintomo di una mediocrità afflitta dal desiderio di apparire più di ciò che è? 

Credo che tutto sommato continuerò ad emozionarmi con i trekking in media montagna e ad essere felice che esistano persone come Ive che mi raccontano delle terre lontane che hanno visto: in fondo pure questo è viaggiare. 



Commenti

Post più popolari