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                                                    Il mondo incantato,

    di

Bruno Bettelheim

ovvero

Del perché le favole sono importanti


(disclaimer: ehi, sono solo le mie opinioni! Nulla contro l'autrice o i suoi estimatori: se non sei d'accordo con me, intavola un dibattito educato e diamoci dentro con i punti di vista!) 



Viviamo in un'epoca che grida allo scandalo come si accenna alla favole: donne-principessa passive, sempre e solo belle, dolci, innamorate del principe azzurro, cacciatori violenti, nani discriminati, baci dati senza aver firmato la liberatoria per il consenso... Mantenerle come sono è inaccettabile, un crimine contro l'Umanita' e i bambini (I BAMBINI! CHI PENSA AI BAMBINI?!). 

E hanno ragione! Hanno ragione perché si riferiscono alla versione disneyana, che a sua volta ricalca la veriosione di Perrault, col risultato di avere confezionato dei prodotti di pasticceria troppo zuccherosi al posto di sani lungometraggi con momenti gore di tutto rispetto. 

Il lavoro dello psicoanalista entra nella profondità dei racconti popolari e ne riemerge con il loro significato simbolico: quello che a noi grandi ormai adulti spesso sfugge, ma che l'interiorita' di un bambino afferra e beve avidamente.  

Se si accetta il fatto che ogni infante viva fasi inconsce ricche e tormentato cui non è in grado di dare voce ma che deve riuscire a superare per poter arrivare all'età matura sano di mente, allora si accetta che nelle favole ci siano matrigne cattive, cacciatori, sposi animaleschi, cannibalismo, stregoneria: figure necessarie al suo mondo nascosto che non vanno assolutamente modificate dalla visione moderna del giusto/sbagliato. Come ripete più e più volte lo studioso, all'inconscio non frega niente dello zeitgeist nel quale si vive: a lui importa solo ciò che è eternamente umano. Non gliene frega una mazza se non è socialmente accettabile: l'inconscio prosegue dritto per la sua strada sbattendosene totalmente. 

Siamo intorno alle trecento pagine belle dense, perciò valutate se portarvelo sotto l'ombrellone o tenerlo sul comodino per meditarci la sera. Però leggetelo; fatelo pure se non avete figli: dentro di noi quel mondo è sempre lì, appena dietro l'angolo e saperne di più aiuta ad aprirci gli occhi pure a quarant'anni. 

Penso che il succo del lavoro di Bettelheim sia questo: il ritorno alle favole ci salverà. 



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