L'inverno della paura, Dan Simmons #recensionelibro #horror #librohorror


 L'INVERNO DELLA PAURA
di
Dan Simmons
Ovvero

Come ti congelo l'orrore

(disclaimer: ehi, sono solo le mie opinioni! Nulla contro l'autore né suoi estimatori. Se non sei d'accordo meglio, così potrai intavolare una discussione in merito e darci dentro coi punti di vista!) 



Se avete letto la mia recensione del volume che precede quello in esame, cioè "L'estate della paura", saprete che non solo mi è piaciuto ma l'ho pure consigliato a chi avesse voglia di un lungo romanzo simil-kinghiano, capace di riportarti agli anni della preadolescenza. 
Terminata quella lettura ho subito prenotato in biblioteca e mi ci sono approcciata con delle aspettative- però vedere che risultasse meno voluminoso del precedente, mi aveva fatto temere il peggio. Così, ad istinto.

Niente, io e le mie aspettative siamo rimaste deluse. 
Come mai? Eeeehhh..... diverse ragioni, ma che si possono riassumere così: non va a parare da nessuna parte. 

CI SARANNO SPOILER

L'inizio promettente raccontato dal punto di vista di Duane, l'amico morto nel primo libro, è stuzzicante. Però andando avanti ci si accorge che non avrà quella parte rilevante che ci si aspetterebbe: ogni tanto il morto salta fuori dicendo questo e quello, tipo commento a ciò che avviene, lo fa in modo saccente e poi ciao. 
Boh. 
Oltretutto, per esigenze di trama, salta fuori che Duane da vivo si era messo ad adorare un dio egizio; motivo? Eh magari dopo tanti secoli a non venir considerato da nessuno si sente triste. 
Giuro che la ragione è questa, la mia non è una battuta. 
Boh. 

Il vero protagonista sarebbe Dale, che da giovane decise di diventare uno scrittore in onore dell'amico morto male e dei suoi sogni infranti. Qui ci dicono che ha raggiunto il suo obiettivo- anche se mediocramente- si è preso un anno sabbatico dall'insegnamento universitario e sta tornando nel vecchio paesello di Elm Heaven per scrivere un nuovo romanzo. Deciso a comporre un'opera che abbia per soggetto dei giovani ragazzi sempre in bicicletta, vorrebbe ritrovare le atmosfere della sua preadolescenza, così si prende in affitto quella che era stata la fattoria del padre di Duane. 
Ma c'è un enorme problema: lui non ricorda nulla delle avventure terribili che lo han visto coinvolto nella distruzione della vecchia scuola!
(Ciao, King!) 
I suoi vecchi amici o sono morti o son lontani ma lui tanto non si pone nemmeno il problema di chiedersi come mai non abbia intere fette di ricordi: quindi perché cercare di rincontattarli? Neanche il fratello ricontatta, niente. 
(E comunque noi sappiamo il perché: esigenze di trama)
Boh.

In parallelo con la cronaca dei suoi giorni in fattoria scorrono i momenti che ha vissuto con una sua studentessa, quella che ha permesso la trasformazione di sua moglie in ex moglie. 
Nulla di originale: la tizia ha tipo vent'anni di meno, mezza indiana americana, cinica e arrogante come tutti a quell'età. Prende la decisione di farsi il professore per la seguente ragione: perché lui ha dentro qualcosa di oscuro che sta nascendo. 
Mah. 

Questo racconto servirà a qualcosa? No, no tranquilli. 

Poi ci sono: fantasmi, skinhead, sceriffi acuti, secondi piani chiusi con la plastica. 
Nessuno di questi elementi rendono la trama interessante, forse c'è troppa carne al fuoco? Forse o forse c'è troppo poco tempo per approfondirli almeno un po'. Non capisco, sul serio: nemmeno si capisce perché quel che è successo sia successo! 
Uno penserebbe che la ragione sia da trovarsi in qualche rimasuglio di malvagità legata alla Campana dei Borgia, ma chi lo sa? 

Davvero un bel peccato; speravo sinceramente di saperne di potermi aggirare nuovamente per le strade di campana dell'Illinois, sentendo il pericolo spiarmi fra le pannocchie, invece ciccia. 

Vorrei almeno che Simmons avesse evitato di scrivere righe acide contro i critici letterari: considerato il modo in cui ha lavorato a questo libro, son loro ad avere ragione. 







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