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QUI NEL MONDO REALE

di Sara Pennypacker

Ovvero:

Il cavaliere introverso

Parecchi libri ormai trattano di introversion come se si sentisse il bisogno di esplorare il contraltare dell'estroversione, grande favorita nella corsa della vita e al successo, secondo il mondo occidentale moderno. 

Non credo che quest'ultima sia venuta a noia, visto che essere pronti a dar prova delle proprie abilità sociali intese come esibirsi in piccoli spettacoli personali, stare in mezzo alla gente prendendo agganci o parlare con quante più persone possibili è considerato il biglietto vincente numero due, dopo la bellezza. 

No, io sospetto che le ragioni di questo trend siano diverse :

1) lo svilupparsi della vita privata sui social abbia dato un'ulteriore possibilità di mettersi in mostra non solo agli espansivi naturali, ma pure ai riservati geneticamente. Immagino che per chi li segue sentirli dichiarare di essere estremamente riservati nella vita reale, sia spiazzante e abbia suscitato curiosità.

2) fino a qualche tempo fa era una parola relativamente sconosciuta, poi qualcuno di famoso ha iniziato a dichiararsi introverso e da lì, un'epidemia di introversi. Anche le parole vengono e vanno di moda: nel 2010 eravamo tutti "depressi", i tristi non esistevano più. Nel 2005 non eri magra, eri "anoressica". Se nel 2021 stavi con una persona che ti faceva soffrire si trattava certamente di una "narcisista": i bastardi erano tutti spariti. 

3) qualche genitore si è confrontato con gli amici, ha scoperto che i loro figli escono a divertirsi in discoteca, si azzuffano, non stanno mai in casa- proprio come faceva io alla loro età!, si dice- e si è preoccupato del suo che legge, non gira in gruppi da 15-20  coetanei ed in generale resta in disparte. Sarà mica malato? Un genitore che inizia a preoccuparsi subisce inevitabilmente una metamorfosi in segugio ed insegue qualsiasi pista. Così, dopo aver escluso che il teenager di sua proprietà sia entrato in una setta, si droghi o sia depresso finisce con l'imbattersi con il termine "introversione", approfondisce, studia, confronta ciò che legge con l'esemplare di adolescente che gli sciabatta per casa... Ecco: ho un figlio introverso. Si potrà curare? No. 

Intendiamoci: sono più che felice che ci si interessani all'argomento, conoscere è sempre utile. Quindi benvengano testi che permettano di intrare nel mondo interiore di chi rientra in quella definizione. 

Proprio come riesce magnificamente a fare Sara Pennypacker ne "Qui nel mondo reale", che ci introduce delicatamente nella mente del protagonista: molto giovane, avido lettore soprattutto di storie con cavalieri valorosi ed una  coppia di genitori preoccupati sia per un parente malato che per questo figlio troppo sulle nuvole, scollegato dalla realtà. 

Ma Ware (come chiunque abbia una vita interiore sviluppata) non è scollegato dalla realtà: la guarda più a fondo e riesce a sognare di trarne il meglio. 

Proprio come nei grandi racconti arturiani, si trova messo in una situazione difficile: frequentare un camposcuola estivo dove degli animatori si aspettano che lui canti, si dimeni e svolga attività ricreative con estranei coetanei. Ma la buona stella che lo ha fatto arrivare intero alla prepuberta' non lo abbandona e Ware trova l'avventura della vita, quella che gli darà l'occasione di dimostrare di non essere un valoroso solo nei sogni ad occhi aperti che fa ma anche nella realtà. 

I presupposti ci sono tutti: un'antica chiesa che ancora riesce a suscitare il pensiero di alti ideali, una principessa di nome Jolene ed il cavalier servente. Solo che in questo libro non è solo la fanciulla ad aver bisogno di venire salvata, ma anche il cavaliere ne ha bisogno e la chiesa... E delle papaye e degli uccelli migratori e una comunità e gli stessi genitori di Ware. 

Tutto in questo libro parla di come tutti quanti noi si abbia bisogno di salvarsi e di come non sia possibile riuscirci da soli, nemmeno se siamo i più coraggiosi di tutti come la principessa Jolene.

E il ragazzino riservato, a disagio nella società dei suoi pari come l'albatro di Baudelaire a terra, darà il via a questa catena di salvazione decidendo di esserne il primo anello. Scegliendo liberamente  di essere al servizio della principessa e di tutto il buono nel mondo che lei rappresenta. Volendo essere un cavaliere pronto a dare tutto sé stesso per difendere chi ne ha bisogno, fosse anche un campo di papaye abusivo.



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